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Cara Milly, questa settimana termina finalmente la scuola!
Ma ecco che io e mia moglie siamo assaliti da un grosso dilemma: dove mandare nostra  figlia quando finisce tutto? Sfortunatamente non abbiamo nonni che  possono tenere la bimba al mare o in montagna, ed io e mia moglie lavorando non possiamo andare in vacanza prima di agosto, perché non indirizzarsi ai famosi campi estivi?!!
A metà maggio riceviamo a casa la lettera del comune che ci informa dei “campi estivi” organizzati presso la stessa struttura scolastica di nostra figlia, per cui andiamo fiduciosi alla riunione di presentazione.
L´impressione è ottima: si tratta di una cooperativa che ormai fa da anni questo tipo di cose e quindi mi sembra tutto assolutamente degno di fiducia.
Non è l’ unica proposta di Campo Estivo che vagliamo con mia moglie, ma offerta e prezzo per noi sono il giusto binomio.
Nostra figlia sarà sicuramente entusiasta della nostra scelta, comunque non abbiamo alternativa, però non sarebbe meglio che la scuola stessa offrisse delle alternative valide, per riempire questo vuoto estivo?
Ad esempio semplicemente accorciando queste vacanze in modo da spalmarle meglio su tutto l´arco dell´anno, come fanno in molti Paesi europei, per poi non arrivare a questo buco di 3 mesi?

MILLY-INVERNOGrazie per avermi scritto e decido di rispondere alla tua mail direttamente sul giornale, perchè questo problema interessa veramente tante famiglie. In Italia le vacanze estive sono troppo lunghe per un nucleo famigliare che vede entrambe i genitori impegnati per lavoro, mettendo in difficoltà seria la gestione dei figli, specie quando non si ha neppure l’appoggio di nonni o parenti. I centri estivi che si occupano dei bambini nei tre mesi di ferie sono tanti, ma non sempre abbordabili come prezzi e talvolta il servizio non corrisponde alle aspettative. Il problema però è a monte, in una società in cui anche le mamme lavorano, non sempre per scelta ma per necessità, lo Stato è a dir poco inesistente. La scuola dovrebbe chiudere soltanto un mese l’anno dando alle famiglie l’assistenza per gli altri due mesi con attività alternative e meno impegnative di quelle fatte durante l’anno scolastico. D’altra parte anche i docenti sarebbero equiparati a tutti gli altri lavoratori e si potrebbero organizzare corsi formativi e l’insegnamento di materie alternative, con laboratori didattici e programmi in loco diversificati: per esempio potrebbero essere organizzati piccoli gruppi di lavoro per la pulizia dellle aiuole, i ragazzi imparerebbero la tutela dell’ambiente e perché no imparerebbero anche a svolgere lavoretti manuali. Questo è solo un esempio ma ce ne sarebbero molti altri. “Utilizzare” i giovani per il bene comune sviluppa il loro senso civico e il senso di appartenenza alla comunità. Tutto ciò senza pagamenti di retta aggiuntivi e lasciando i bambini nel proprio ambiente. In America e in altri Stati funziona così, ma qui siamo in Italia, tutto quello che avrebbe una logica qui non viene nemmeno preso in considerazione, l’unico obiettivo è tagliare le spese e la scuola riceve sempre di meno sia come soldi che come qualità. Mi scappa veramente da ridere quando sento dire in televisione che gli italiani non fanno più figli ma farli a volte è da incoscienti, perchè sempre più spesso questa società non sa accogliere questi bambini, diventando chiusa e più vecchia. Ricordiamoci che un bimbo porta gioia, speranza e ha il diritto di avere tutto il necessario per una buona crescita anche se non appartiene ad una famiglia agiata.

Un abbraccio. Milly

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