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Nella seduta mattutina della Commissione Sicurezza e Ambiente il grande protagonista è stato il “Piano di lavoro intersettoriale sulle sicurezze”, esposto dall’assessore all’Aggregazione Sociale, Giovanni Ivaldi. In seguito, si è aperto un breve dibattito con gli interventi di “esterni” come il commissario della Polizia Municipale, Gianfranco Demichelis, e Paola Testa, vicepresidente di RilanciAMO Alessandria.

 

Il presidente della Commissione, Daniele Coloris, ha aperto la seduta ricordando come fosse figlia di una precedente “piuttosto corposa” e invitando ad avviare una discussione che si discosti dalla stretta cronaca degli ultimi fatti avvenuti in città e che si spinga ad approfondire i vari aspetti del tema sicurezza. Egli, inoltre, non ha escluso future sedute al di fuori della sala consiliare per osservare dal vivo le situazioni più critiche in centro e nelle periferie.

 

L’assessore Ivaldi ha poi iniziato la sua relazione sul piano sulle sicurezze (a suo dire, ispirato da un documento d’indirizzo approvato dalla precedente giunta e da disposizioni in materia del Comune di Modena) con l’utilizzo di diapositive. “La sicurezza urbana è un diritto fondamentale per l’individuo, ha detto, “attraverso la tutela del bene comune, a partire dai giardini pubblici, biglietti da visita per la città”, condizionati da “decenni di abbandono e di mancate politiche di sicurezza”. Sono state mostrate fotografie di alcune dei più noti punti degradati della città, tra cui diversi giardini pubblici, la fontana (priva d’acqua e piena di rifiuti) e i locali della zona della Stazione (Bar Piccadilly e altri), e la stazione stessa, dove gli esercizi attivi sono pochi rispetto alle sue dimensioni e agli spazi disponibili. E’ stato citato anche il servizio di bike-sharing, da rilanciare attraverso il supporto di privati.

“Gli spazi pubblici devono diventare luoghi d’incontro, rassicuranti e laboratori d’idee, in cui favorire lo sviluppo di politiche sociali e ambientali, nell’ottica del miglioramento dell’urbanistica e della smart city”, ha affermato Ivaldi. Grande attenzione è stata posta alla necessità di animare il territorio, il che porta a una maggiore sorveglianza indiretta da parte dei cittadini e alla riduzione degli spazi morti, humus per la criminalità, com’è avvenuto a Torino con la zona dei Murazzi (sebbene ci siano state polemiche su questo recupero e sulle sue conseguenze, ndr). Citando in un paio di occasioni “Vita e morte delle grandi città” di Jane Jacobs, Ivaldi ha voluto porre l’accento sull’intenzione di integrare le varie anime della città (polizia municipale e altre forze dell’ordine, associazioni, comunità di stranieri, istituzioni e assessorati) nel progetto di tutela della sicurezza urbana, al di là dello stereotipo “law & order”.

“L’insicurezza urbana– ha proseguito l’assessore- “nasce da problemi sovrannazionali, fenomeni di criminalità e degrado, elementi soggettivi e oggettivi. Vi sono quattro macro aree di problemi: l’insicurezza soggettiva (pericolosità percepita), quella oggettiva, la criminalità organizzata e i reati senza vittime, come quelli ambientali. Le politiche dell’amministrazione mirano alla prevenzione e al contrasto dell’illegalità e del degrado, all’educazione civile e all’aggregazione sociale, culturale e sportiva. La polizia municipale “deve essere il principale regolatore della vita sociale cittadina” attraverso il controllo del traffico, la repressione dell’abusivismo e la sorveglianza del territorio, in collaborazione con le altre forze dell’ordine, la vigilanza privata e i proprietari degli esercizi commerciali, nel contesto di un “nuovo patto con la città”.

“Stiamo creando un nuovo ufficio per le politiche sulle sicurezze e abbiamo avviato alcuni progetti in tema (iniziative culturali, sensibilizzazione nelle scuole, preparazione di un portale sulle attività della polizia municipale e “la reintroduzione della festività di San Sebastiano, patrono dei vigili urbani”) ”, ha detto in conclusione di relazione l’assessore Ivaldi, il quale, inoltre, ha annunciato un maggior coinvolgimento del Sindaco, della Giunta e del Consiglio Comunale nella definizione di questo complesso piano.

Nel successivo intervento, il commissario dei vigili urbani, Gianfranco Demichelis, ha rimembrato a tutti la vastità dei compiti delegati al corpo di sua appartenenza, soprattutto in relazione con le scarse risorse a disposizione e l’organico inadeguato alle necessità (“dovremmo essere 140, siamo in meno di novanta, con un’età media elevata e alcuni con problemi di salute, “riceviamo 10.000 richieste d’intervento l’anno”). Egli ha proposto il ripristino del sistema di telecamere nell’area pedonale del centro per evitare la dispersione delle unità sul territorio in quell’area, come in altri punti della città (come il parcheggio vicino alla Pacto e all’ospedale), l’implementazione di altri sistemi tecnologici (per es. rilevatori di movimento per identificare eventuali violazioni) e la risistemazione della segnaletica.

 

Davide Buzzi Langhi (PDL) ha accolto con cauto ottimismo il piano presentato da Ivaldi e ha invitato la sua riproposizione in Consiglio Comunale, al fine di conoscere l’opinione (possibilmente non favorevole) delle altre forze della maggioranza. Per quanto riguarda i giardini della stazione, egli ha chiesto se è possibile intervenire sugli edifici fatiscenti ivi presenti, di proprietà del Comune ma dati in gestione a privati, mentre si è augurato che l’ufficio per le politiche sulle sicurezze “possa essere da volano per migliorare la percezione di sicurezza dei cittadini”. “Attendiamo risposte da parte dell’amministrazione, chiediamo maggiori interventi verso le altre forze dell’ordine”, ha detto Buzzi Langhi.

 

Pier Mauro Cattaneo (PD) ha condiviso l’appunto del commissario Demichelis sulla possibilità di dissuadere il traffico veicolare in centro al fine di diminuire gli interventi dei vigili urbani in tale area e l’impostazione di base del piano predisposto dall’assessore Ivaldi.

 

Paola Testa (RilanciAMO Alessandria) ha espresso il desiderio che la polizia municipale superi una sorta di “schiavitù” nei confronti della Questura e della Prefettura, assumendo una maggiore autonomia, e ha rievocato la ragione sociale dell’associazione che rappresenta, cioè allargare il rispetto per i beni comuni della città a tutti i suoi abitanti.

 

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