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Dopo oltre due anni vissuti in grande difficoltà, diretta conseguenza di una parabola negativa che vede i natali fin dal 2010, prima del fallimento e al solo fine di salvare l’azienda ed il loro posto di lavoro, i dipendenti di A.T.M. S.p.A., hanno accettato una severa riorganizzazione, la cassa integrazione, diversi demansionamenti, l’ampliamento o il cambio mansione ecc.., ma nonostante tutto non si è riusciti a scongiurare il fallimento.

Per garantire la continuità del servizio, in attesa che il Curatore Fallimentare predisponesse la messa in vendita dell’Azienda, ma anche per rispettare l’accordo sindacale con la proprietà, nel mantenere tutti i livelli occupazionali, è stata valutata la possibilità dell’affitto temporaneo di A.T.M. S.p.A. al Gruppo Amag S.p.A..

Al fine di consentire i passaggi del personale per l’affitto di ramo d’azienda, le OO.SS., dopo varie riunioni, hanno sottoscritto in Regione Piemonte un’ipotesi di accordo, nella quale, il vincolo imposto dal Presidente del Gruppo Amag S.p.A., per accettare di prendere in carico i lavoratori, è stato quello delle manleve individuali nei confronti di Amag stessa al fine di non rispondere in solido nel caso in cui gli Enti preposti non avessero corrisposto gli ammortizzatori sociali richiesti.

Per cui, è quanto mai opportuno evidenziare che se i lavoratori in assemblea presso la sala del DLF di Alessandria, non avessero approvato responsabilmente l’ipotesi di accordo, non sarebbe stato possibile l’affitto di ramo di azienda e da subito il tribunale avrebbe disposto un esercizio provvisorio per garantire i servizi minimi di legge, non garantendo il 100% dei posti di lavoro, ma solo lo stretto necessario per far circolare gli autobus nelle fasce di garanzia, si possono tranquillamente ipotizzare dai 60 ai 70 licenziamenti.

Ovviamente in questa ultima ipotesi, chi avrebbe rilevato dal fallimento la ex A.T.M. S.p.A., si sarebbe trovato nella condizione vantaggiosa di avere carta bianca in merito ad assunzioni ex novo, diversamente dal percorso che si è riuscito a definire con accordi sindacali sottoscritti dalle scriventi OO.SS. e dalle R.S.A. in accordo con la quasi totalità dei lavoratori, 205 su 207.

Irresponsabile e non rappresentativo è stato chi come sindacato ha remato contro, mettendo a repentaglio tutti i posti di lavoro, tutti i diritti acquisiti, compromettendo la serenità di 205 famiglie.

Lo stesso sindacato dichiarò in una riunione in Confindustria nel maggio del 2016 “fate fallire l’Azienda e licenziateli tutti”, e ora scrive in un recente volantino che “ tutti i dipendenti di Amag Mobilità non strettamente legati al trasporto sono in esubero” e che “ tranne 2” tutti gli altri dipendenti sono praticamente dei fessacchiotti.

Ci chiediamo ma i DUE dove sarebbero stati reintegrati se l’Azienda, che oggi come una Fenice è rinata dalle ceneri del fallimento di A.T.M., non esistesse?

Alla luce di quanto accaduto e solo grazie a chi ha operato responsabilmente, con la nuova azienda AMAG MOBILITA S.P.A., oggi stiamo ragionando di piano industriale e di integrativo aziendale per recuperare il potere d’acquisto dei lavoratori dopo anni di sacrifici e la qualità del lavoro stesso, non dimenticando la necessità di risollevare il servizio portandolo a quei livelli di eccellenza che gli utenti meritano.