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Come smaltire gli alimenti senza buttarli, arriva la “Legge antispreco”: un convegno per riflettere su una delle tematiche che hanno caratterizzato la presenza di Coldiretti ad Expo:

Il 30 per cento del cibo acquistato dalle famiglie finisce nella spazzatura. E intanto sul globo c’è qualcuno che mangerebbe i nostri avanzi per sopravvivere.

“Non posso che commentare positivamente la nuova legge alla Camera per contribuire a raggiungere nel 2016 l’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari in Italia di un milione di tonnellate. Il problema dello spreco è una delle più evidenti contraddizio­ni dell’attuale sistema alimen­tare. Da una parte, nel nord del mondo, si spreca perché c’è troppo cibo, si compra troppo e si butta via troppo. I supermercati devono avere gli scaffali pieni a qualunque ora, e questo fa sì che non ci sia modo di smaltire il cibo senza but­tarlo. D’altra parte si spreca anche nel sud del mondo, dove il cibo manca. Questo succede perché non ci sono le infrastrutture per tra­sportare e gli strumenti per conser­vare i generi alimentari. È necessario impegnarsi senza quartiere per porre rimedio a que­sta vergogna”.

Il presidente Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino commenta così il grave problema dello spreco di cibo.

Un tema di straordinaria attualità che sarà oggetto di discussione e riflessione durante il convegno organizzato da Coldiretti Alessandria, Donne Impresa, inserito negli appuntamenti di “Marzo Donna 2016”.

La tavola rotonda, in programma lunedì 21 marzo alle 17 al Centro Incontro Galimberti di Alessandria, in via Pochettini, è attuato in collaborazione con il Comune Città di Alessandria, Assessorato Politiche di Genere, e dalla Consulta Pari Opportunità.

Ad aprire i lavori il Direttore della Coldiretti di Alessandria, Leandro Grazioli, seguirà una tavola rotonda alla quale parteciperanno la Responsabile regionale Donne Impresa Graziella Boveri, di Maria Teresa Gotta Assessore alle Politiche Genere, di Silvio Barbero vice presidente Slow Food Università Scienze Gastronomiche e Giampaolo Mortara direttore della Caritas di Alessandria.

Le agrichef Stefania Grandinetti, Presidente regionale Terranostra, e l’imprenditrice Anna Maria Rivera avranno un duplice ruolo: raccontare la loro esperienza personale nell’ambito dell’educazione all’antispreco in cucina e dimostrare come tra i fornelli si possano concretamente realizzare ricette “povere”, ma non nella qualità e nel gusto.

La chiusura dei lavori è affidata al Presidente provinciale Roberto Paravidino.

Riflettiamo su alcuni dati: nel 2015 secondo una tendenza favorita dalla crisi sei italiani su dieci, ossia il 60 per cento, hanno diminuito o annullato gli sprechi domestici ma molto resta da fare se consideriamo che ogni italiano ha comunque buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno.

Tra chi ha tagliato gli sprechi, il 75 per cento fa la spesa in modo più oculato, il 56 per cento utilizza gli avanzi nel pasto successivo, il 37 riduce le quantità acquistate, il 34 per cento guarda con più attenzione la data di scadenza e l’11 per cento dona in beneficenza.

Nel mondo si produ­ce cibo per 12 miliardi di viventi, noi siamo 7 miliardi. Tenendo con­to che un miliardo di persone soffre la fame e la malnutrizione significa che quasi il 50% del cibo prodotto va sciupato.

“Ecco perché lo spreco alimentare è stato uno dei temi centrali di Expo. – ha aggiunto il presidente Paravidino – Come Coldiretti proponiamo un modello di sviluppo che ci contraddistingue da tempo, legato alla produzione, ai territori, che nutra le comunità locali e che esporta nel mondo le proprie eccellenze. Un modello che vogliamo raccontare e mettere a disposizione dei Paesi più poveri che oggi soffrono il dramma dell’accesso al cibo”.

Una soluzione? Divulgare sempre di più la cultura della filiera corta, espressione di un modello alternativo di agricoltura, che sa valorizzare la prossimità come ambito territoriale di azione entro cui è incoraggiata la realizzazione di progetti che considerano il cibo non soltanto come merce di scambio ma come occasione di affermazione identitaria e culturale.

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