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Nell’epoca di Internet e della democrazia via social network, appare quasi incredibile che vi siano ancora occasioni in cui cittadini, politici e rappresentanti delle istituzioni s’incontrino e si scontrino, anche duramente ma sempre nei confini della dialettica. Eppure, ciò è accaduto ieri sera, in una lunga assemblea (partita con una decina di minuti di ritardo e durata tre ore), in una sala della Parrocchia della Beata Vergine Immacolata a Bettale di Spinetta Marengo.

In tal sede numerosi abitanti del sobborgo e diverse persone provenienti da Alessandria e altre località hanno voluto interloquire con il Sindaco Rita Rossa, il quale, come riconosciuto più volte, non s’è sottratto dal dibattito in nessun momento della serata. Nella sala adibita a luogo della adunanza, un po’ piccola rispetto alle effettive presenze, erano presenti esponenti dei movimenti contrari al Terzo Valico provenienti dal resto della provincia, politici di maggioranza (per il Partito Democratico Francesco Di Salvo, Fabio Camillo, Massimo Brina ed Enrico Mazzoni, per AlCentro Simone Annaratone) e d’opposizione (Angelo Malerba e Domenico Di Filippo del Movimento Cinque Stelle).

Il menù della serata era piuttosto ricco di argomenti, giacché aveva l’ambizione di trattare ogni questione inerente al sobborgo alessandrino. Dalla viabilità al rifacimento del Piano di emergenza esterno, la cui necessità è diventata palese in seguito , non mancavano i punti da discutere. Tuttavia, l’argomento più caldo, probabilmente quello per cui gli spinettesi sono usciti di casa ieri sera, era senza dubbio la questione delle cave del Terzo Valico, cioè il parere favorevole dato dal Comune di Alessandria attraverso una Delibera di Giunta all’utilizzo delle cave Bolla, Guarasca 1, Guarasca 2 e Clara e Buona per il deposito dello smarino proveniente dai cantieri della grande opera.

Questa opinione, condivisa da diverse persone presenti, non è stata condivisa dal signor Rinaldo Repetto, rappresentante del Comitato “Per Spinetta” e moderatore della serata. Egli, infatti, ha dato inizio al dibattito chiarendo il significato della serata (“ottenere informazioni, chiarimenti e soluzioni sui problemi del sobborgo dal Sindaco”) e ponendo come primo tema di discussione la viabilità.
Il clima s’è subito surriscaldato, con diverse parti del pubblico che hanno sensibilmente rumoreggiato dopo aver ascoltato queste parole. Repetto ha comunque proseguito, accennando alla proposta di uno “studio-progetto generale della viabilità, finalizzato a ridurre la velocità dei veicoli e migliorare la sicurezza dei cittadini”. In una sala che voleva trattare d’altro, s’è parlato della possibile realizzazione di zone 30, piste ciclabili in via Genova, 5 dossi (dal costo complessivo di 40.000€) e altri interventi sulla viabilità del sobborgo.

A dare man forte al signor Repetto è intervenuto il geom. Rivera, che ha iniziato stigmatizzando l’udibile brusio, se non vere e proprie urla, rivolte ai protagonisti del dibattito sino a quel momento. Tra le proposte d’intervento avanzate dal rappresentante del Comitato “Per Spinetta”, si segnalano il rifacimento “prioritario” dei marciapiedi, da compiere senza sfondarli e con un budget di 7-8.000€. Il dissenso del pubblico, almeno quello dei suoi elementi più rumorosi, s’è fatto tale che il sindaco Rossa ha preso il microfono per calmare gli animi, promettendo di affrontare “domande di altro tipo” più avanti e fornendo alcuni dettagli su come si muoverà l’Amministrazione sul tema della viabilità spinettese.
Non appena sarà approvato il bilancio di previsione 2015, ha detto il Sindaco, sarà possibile ragionare sugli interventi necessari “presenti nel cronoprogramma”, in collaborazione con l’Università e il Comitato stesso. Non è mancato un accenno all’opportunità di installare i Velo Ok, previo un approfondimento sulla normativa riguardo al loro utilizzo. Prima di lasciare di nuovo la parola a Repetto, che ha introdotto la questione di Strada della Stortigliona, Rossa ha giustificato l’assenza degli assessori Lombardi (colpito dall’influenza) e Ferralasco.

In seguito, il vicesindaco Giancarlo Cattaneo ha preso la parola per fornire altri particolari su come intende muoversi il Comune in quest’ambito. E’ stata promessa l’installazione di tre dossi in prossimità del passaggio a livello di via Genova, ipotizzata quella della Zona 30 e fatta una serie di considerazioni su altre arterie del sobborgo, come via Maruera. Per quanto concerne Strada della Stortigliona, “nei fatti una circonvallazione naturale per Spinetta Marengo”, è stato detto che nel prossimo Consiglio Comunale sarà avanzata la proposta di far passare la strada sotto la giurisdizione comunale e di ripararla in alcuni punti, poiché un intervento completo costerebbe 150-200.000€, ora non a disposizione.

A questo punto, Repetto avrebbe voluto parlare di più di via Maruera ma un boato proveniente dall’altra parte del tavolo dei relatori, cui è seguito uno scontro verbale tra Angelo Malerba e il Sindaco, compartecipato da altri presenti in sala, ha portato l’attenzione sull’argomento più atteso della serata, cioè quello delle cave.

Rita Rossa ha ricordato come vi siano dodici siti di deposito ad Alessandria e la dinamica che ha portato all’esclusione del piano cave di Castello Armellino (tra Sale e Tortona, eliminata perchè ne è stato accertato l’inquinamento) e di quella di Pozzolo Formigaro (dove è presente una discarica di cui è stato impedito l’allargamento).
Rimembrando che nell’avvallamento di Novi Ligure e nell’ex cava Cementir sia depositato il medesimo materiale che arriverà nelle cave alessandrine, privo di amianto per Arpa, il Sindaco ha annunciato di aver siglato nella mattinata una lettera con altri sindaci coinvolti dalla grande opera, nella quale si chiede tra l’altro la “approvazione della versione 3.0 del protocollo Amianto elaborato dal Gruppo di Lavoro “Amianto” e degli esiti del Gruppo di Lavoro “Idrogeologia”, istituiti ai sensi della L.R. 4/2011”. (il contenuto è stato anticipato da Oggi Tortona).
Sempre sul tema dei controlli, Rossa, in qualità di Sindaco e Presidente della Provincia, ha ribadito il supporto economico (aggiunta di 100.000€ al budget, con possibili integrazioni da chiedere in Conferenza dei Servizi) e logistico (personale in più dalla Polizia Provinciale) all’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, le cui oggettive difficoltà ad agire sono state ricordate da Alberto Maffiotti nella Commissione del 18 maggio 2015.
Il Sindaco ha parlato, poi, della famosa delibera di Giunta, e ha invitato i cittadini e il Comitato “Per Spinetta” a partecipare al controllo dei conferimenti nelle cave mediante la geolocalizzazione via GPS dei camion e webcam installate nelle cave stesse (punto che ha suscitato reazioni dubbiose e ai limiti dell’ilarità nel pubblico).
Non si sta parlando di discariche, ha detto Rossa, ma di cave che dovranno essere riempite in un contesto controllato come quello del Terzo Valico per attuare la successiva rinaturalizzazione, evitando l’esecuzione di conferimenti sospetti, senza dovuti accertamenti, che sarebbero potuti avvenire “già da adesso” per volontà dei proprietari delle cave.

La domanda di un infervorato cittadino, che ha chiesto a Rita Rossa come il materiale schiumogeno, utilizzati nelle fasi di scavo delle gallerie con la “talpa”, “fa a non inquinare la falda”, ha aperto la sessione di domande e risposte, moderate da un Repetto spesso sovrastato verbalmente da chi è intervenuto (in particolare, un duro scontro con Tino Balduzzi ha visto il Repetto perdere il controllo, arrivando a qualche piccolo spintone, portando il parroco a intervenire per riportare l’ordine).

Dopo il geometra Gianmario Brugnone, che, richiamando la “sovranità popolare” suggellata dalla Costituzione, ha reso conto al Sindaco di una decisione presa “contro la volontà popolare”, ha preso la parola Angelo Malerba, consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle e abitante del sobborgo.
Innanzitutto, egli ha chiesto perchè, se Strada della Stortigliona non è pienamente di pertinenza comunale, siano sempre state pagate le richieste di risarcimento in seguito a incidenti. Poi, ricordata la presenza di un’importante falda sotto le cave di Spinetta, ha fatto accenno alla controversa vicenda della Guarasca 1, dove sono stati stipulati contratti man mano più favorevoli ai proprietari della cava e meno per il Comune. L’accenno ha mandato sulle furie Enrico Mazzoni, Presidente del Consiglio Comunale, il quale ha invitato a fare i nomi di chi s’è occupato di quella partita.
Rita Rossa ha ricordato di non aver dato il via alla controversa discarica d’inerti (dopo la protesta di molti cittadini, hanno aggiunto alcuni dal pubblico) e di aver tutelato il futuro di Aral evitando l’apertura di un contenzioso che avrebbe portato al suo fallimento. Ribadita ancora una volta l’importanza che il contesto del Terzo Valico comporta in termini di controlli, il Sindaco ha detto a lato della questione che è stata avanzata al Prefetto Romilda Tafuri la richiesta di aggiornamento del Piano di emergenza esterno a firma della Solvay.

In seguito, Giuseppe Goggi, chimico che ha lavorato nel laboratorio igiene industriale della Solvay, ha posto l’accento sulle sostanze utilizzate per il funzionamento della talpa scavatrice (gli schiumogeni), le cui schede di sicurezza impongono di non sporgerle in ambiente per la loro pericolosità. Per pulire il pietrisco estratto dalle gallerie, ha detto Goggi, bisognerebbe installare delle vasche di lavaggio e predisporre degli appositi depositi speciali, misure dal costo ingente che l’interlocutore ha ritenuto fuori dalla portata di Cociv. Inoltre, riprendendo una delle prescrizioni avanzate dal Comune nella delibera e in Conferenza dei Servizi, Goggi ha affermato che anche a un metro dal livello massimo di falda, con il lavaggio delle piogge, c’è il rischio che gli schiumogeni, prodotti solubili, possano infiltrarsi lo stesso.

Alle annotazioni di Goggi ha ritenuto di rispondere Claudio Coffano, referente della Direzione Ambiente e Pianificazione della Provincia. Il tecnico provinciale ha spiegato la natura dei lavori sin qui compiuti da Cociv (scavo in superficie e in galleria in Val Lemme e Castagnola) e specificato il numero (“una ventina”) e il tipo di controlli eseguiti da Arpa. A una profondità di 150 metri, ha detto Coffano, una caratterizzazione compiuta attraverso campioni ogni tot metri è più che sufficiente per conoscere le caratteristiche di quel determinato territorio, punto già espresso nella Commissione. I controlli in continuo avvengono solo in casi particolari.
Inoltre, Coffano ha distinto lo scavo TBM (Tunnel Boring Machine), effettuato senza materiali aggiuntivi, da quello TBM-EPB (Tunnelling Boring Machine-Earth Pressure Balance), che richiede, invece, l’utilizzo degli schiumogeni. Nelle prescrizioni discusse in Conferenza dei Servizi, in cava Clara sarebbero conferito solo il materiale scavato in maniera tradizionale, mentre in cava Bolla arriverebbero materiali di questo tipo e con additivi schiumogeni, “in quantità non significative” in termini di pericolosità per la falda (che potrebbe essere “leggermente” alterata) e nel rispetto delle norme in materia di bonifica per i siti a uso verde pubblico, privato e residenziale.

Una divagazione in un ambito più politico è avvenuta con l’intervento di Claudio Sanita, esponente del Movimento No Tav Terzo Valico. Rivolgendosi agli iscritti del Partito Democratico, Sanita ha denunciato la mancata compartecipazione dei cittadini negli atti che hanno portato alla formulazione del “parere favorevole” all’utilizzo delle cave da parte del Comune, ha ricordato la vicenda che ha coinvolto Ettore Incalza, il Prefetto Romilda Tafuri e l’ex procuratore di Cociv, Pietro Paolo Marcheselli, emersa dalle intercettazioni della Procura della Repubblica di Firenze, e, infine, ha affermato che è difficile che il PD si opporrà a un’opera con il forte coinvolgimento del gruppo Gavio.
Rita Rossa ha respinto l’accusa rivolta all’Amministrazione di essere condizionata nelle sue scelte da stretti rapporti con imprenditori del territorio, invitando chi ha prove del contrario di presentarle alla Procura.

L’ingegner Francesco De Milato ha esposto sui controlli previsti dal Protocollo Amianto 2.0, adesso utilizzato nei conferimenti e che a pagina 35 non presenta il campione SRT13, “che ha contenuto d’amianto”. In seguito, ha citato alcuni passi dalla corrispondenza con Arpa in merito al cantiere di Arquata Scrivia: dopo un silenzio estesosi da novembre a febbraio, è stato predisposto un sopralluogo congiunto con i tecnici comunali con un’attività di campionamento con dieci sondaggi distribuiti “in maniera omogenea sull’area di cantiere”. Tale affermazione è stata smentita da un tecnico, che ha confessato a De Milato di non aver bucato nel cantiere “perchè altrimenti rischiavano di perforare il geotessuto” sottostante, un vero “peccato”, a suo parere. “In nessuna esplorazione, si sono rinvenuti visivamente o olfattivamente evidenze tali da richiedere approfonditi accertamenti tecnici”, così è contenuto nella lettera ricevuta da De Milato nel febbraio.
Nella lettera del 12 marzo si segnala che “non sono pervenuti al Polo Amianto (di Arpa, ndr) campioni dello smarino depositato presso il campo base nell’area Piaggio di Arquata Scrivia”; sette mesi prima, nell’agosto 2014, era stato eseguito un controllo congiunto presso il cantiere della finestra della Castagnola, dove erano stati analizzati cumuli di smarino e rocce scavo, “dai quali non è emersa la presenza di materiali potenzialmente contenenti amianto”. “Il Polo Amianto- prosegue De Milato nella lettura- monitorano regolarmente sul sito FTP i rilievi pittorici del rilievo di scavo della finestra Castagnola realizzati dal proponente (Cociv, ndr)”, cioè delle fotografie.
Il materiale di scavo, inoltre, è definito rifiuto “a seconda della convenienza”, secondo De Milato. “Ad Arquata è interrato un binario con traversine in legno, quindi materiale creosoto, cancerogeno”, non considerato rifiuto perchè “non c’era intenzione di disfarsene poiché è stato coperto col geotessuto” e alla conclusione dell’opera “verrà ripristinato”.

Coffano ha preso di nuovo il microfono per precisare che i campionamenti effettuati al Parco Piaggio si sono basati sull’esposto fatto per l’ODA di Arquata Scrivia, dove si sospettava la presenza di amianto nel sottosuolo. Il binario citato da De Milato faceva parte della stazione ferroviaria e il Cociv ha fatto uno “spianamento”, non un interramento (De Milato ha subito ricordato che a Vercelli una situazione simile ha portato al sequestro del binario).

Giancarlo Pozzi, cittadino di Spinetta, ha sottolineato come la delibera della Giunta Comunale stoni con l’assenza degli assessori Ferralasco e Lombardi a entrambe le sedute e con quanto stabilito dal Consiglio Europeo, che prevede la partecipazione dei cittadini alle decisioni di carattere ambientale, con accesso ai progetti e orari più disponibili alle esigenze dei cittadini per quanto riguarda gli orari delle assemblee in Comune. In seguito, Pozzi ha ricordato il contenuto del rapporto dell’Arpa su cava Bolla (2006) e Clara (2015) e il fatto che nella Guarasca 2 sia stata rinvenuta la presenza di acqua emergente dalla falda, “acquifero che possiede le migliori caratteristiche di tutto il territorio con un suolo non ancora compromettente” secondo la Conferenza dei Servizi.
Le medesime considerazioni sono state rese note da uno studio del 2009 effettuato dalla Regione Piemonte, fatto che ha portato la Rossa a fare notare una cosa. Il Sindaco, infatti, s’è chiesto come mai la Regione non abbia preso in considerazione i suoi stessi studi sulla falda di Spinetta Marengo nel predisporre un piano di salvaguardia delle acque e in sede di Conferenza dei Servizi: evidentemente, a suo parere, lo studio ha perso la sua “cogenza” a distanza di anni.

L’Europa è stata evocata anche nell’intervento successivo, per opera del geologo Davide Fossati. Egli ha rimembrato, infatti, oltre alla successione di varie “moratorie” avanzate dai sindaci nel recente passato, Risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 2013 sulle minacce per la salute sul luogo di lavoro legate all’amianto e le prospettive di eliminazione di tutto l’amianto esistente, in particolare il punto D (“considerando che è stato osservato un aumento del rischio di cancro anche in popolazioni esposte a livelli molto bassi di fibre di amianto, ivi incluse le fibre di amianto crisotilo”, considerato quello meno pericoloso perchè meno fine della tremolite, ha precisato Fossati) e il punto F (“considerando che la realizzazione di discariche di rifiuti di amianto è una soluzione solo provvisoria del problema, che così è lasciato alle future generazioni, essendo la fibra di amianto pressoché indistruttibile nel tempo”).
Tra le prescrizioni “che ci chiede l’Europa”, come più volte ripetuto da Fossati, “invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare i controlli necessari per imporre a tutte le parti interessate, in particolare ai soggetti coinvolti nel trattamento dei rifiuti di amianto nelle discariche, il rispetto di tutte le disposizioni in materia di salute di cui alla direttiva 2009/148/CE, e a garantire che qualsiasi rifiuto contenente amianto, indipendentemente dal contenuto di fibre, sia classificato come rifiuto pericoloso ai sensi della decisione 2000/532/CE aggiornata; sottolinea che tali rifiuti devono essere smaltiti esclusivamente in specifiche discariche per rifiuti pericolosi, in conformità della direttiva 1999/31/CE, o, previa autorizzazione, essere trattati in appositi impianti, testati e sicuri, di trattamento e inertizzazione, e che la popolazione interessata deve essere informata al riguardo”.

Tino Balduzzi (Comitato Falde Sicure) ha affermato che la presenza dello smarino nelle cave potrebbe portare a un calo di valore delle case di Spinetta Marengo “globalmente di 200 milioni di euro”. Poi, ha chiesto che siano controllate tutte e le ottanta cave di cui è previsto l’utilizzo, alla luce di quanto emerso a Castello Armellino, con sondaggi stabiliti dai cittadini e compiuti da un’Arpa dotata di mezzi adeguati. Col Terzo Valico, ha detto Balduzzi, è la prima volta che lo smarino viaggia lontano dalla sede di estrazione: così “l’amianto va a spasso”, vi sono gli schiumogeni e la “mafia dei rifiuti” potrà usufruire di “buchi già fatti” e con la copertura dello smarino del Terzo Valico. I camion devono essere controllati tutti, ha chiesto Balduzzi.
In conclusione di assemblea, Maurizio Fava ha rilevato l’incongruenza tra le parole del sindaco di Alessandria, che ha affermato che sono già iniziati i conferimenti nell’avallamento di Novi Ligure, e quelle del primo cittadino novese, che invece l’ha negato. Le parole che, a suo parere, non si sono sentite abbastanza sono “responsabilità” e “controlli”, a tutela della salute delle prossime generazioni che bevono l’acqua proveniente dai numerosi pozzi presenti nel territorio.

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