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Potrebbero essere a rischio le falde acquifere a causa della contaminazione dei rifiuti inerti

Quasi tutti i 100mila pozzi presenti nella Pianura Padana sono inadeguati

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Il 26 marzo e il 14 aprile il comitato che si oppone alla presunta discarica in località Guarasca a Spinetta Marengo ha organizzato due incontri serali all’ex Taglieria del Pelo di Alessandria. In essi si è parlato delle conseguenze che un possibile deposito di rifiuti inerti possa comportare in un territorio già martoriato dal punto di vista ambientale come quello della Fraschetta. Non sono mancati, poi, gli accenni alla vicenda altrettanto scottante del Terzo Valico dei Giovi.
Tino Balduzzi, anima del movimento di opposizione locale, ha rievocato i passaggi storici del progetto, approvato dall’assemblea dei soci di Aral nel 2010, e ha avvertito dei potenziali rischi a esso connessi. Egli, infatti, sospetta che dietro di tutto vi siano manovre che coinvolgano il settore fiorente della movimentazione terra, molto infiltrato dalla criminalità organizzata. La preoccupazione più grande è rivolta all’ingente business che si creerà con i vicini cantieri del Terzo Valico. A darne conferma, Balduzzi cita un documento che confronta alcune delle destinazioni previste dal Piano cave del 2006 con altre della versione del 2011. Nel giro di cinque anni sono state aggiunte nuove cave, tra cui la Guarasca 2 (corrispondente all’area della presunta discarica), passate da una valutazione N (non idonee) a B (di buon livello).
Bruno Penna, responsabile di un’azienda famigliare che si occupa dal 1970 di costruzione e manutenzione di pozzi nella zona, ha approfondito l’oggetto del suo lavoro e ha fornito alcuni dettagli interessanti. Per edificare un pozzo, è necessario perforare un primo strato argilloso, uno sabbioso (9-10 m di profondità), uno ghiaioso (35 m), poi un altro d’argilla (50 m) e, infine, uno di ghiaia, a livello del quale si trova la falda profonda. Quest’ultima è quella che funge da fonte idrica per la zona. Il pericolo evocato dall’esperto è che, attraverso le fenestrature che le collegano al pozzo, la falda superficiale (posta a 35 m e fortemente inquinata) possa far confluire le sue acque con quelle della falda profonda, a fronte di un’inversione della pressione. Seppur si tratti di un’eventualità abbastanza remota al momento, nel caso dovesse verificarsi, gli effetti negativi sarebbero molto seri per la rete idrica.

Inoltre, ha affermato Penna, molti dei pozzi presenti in Pianura Padana (100.000 quelli denunciati, senza dimenticare che ce ne sono molti ancora sconosciuti) non sono più adeguati e richiedono un ricondizionamento entro il 2016, secondo quanto stabilito dalla Regione. Tuttavia, mancano le risorse necessarie per tale ingente compito.

Stefano Summa

@Stefano_Summa

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