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Mentre i cittadini protestano, il Senato dice “sì” alla TAV e senza certificato antimafifi a per le imprese

Condanna di Paolo Marcheselli, direttore del Cociv per traffico illecito

Il 5 aprile 2014 per certi aspetti ha segnato un cambiamento nella storia dell’opposizione al Terzo Valico dei Giovi. In quella giornata si è tenuta un’affollata manifestazione popolare
del movimento di contestatori della grande opera(più di mille i partecipanti), partita da Arquata Scrivia e diretta al cantiere di Radimero. In tale località si sono verificati i primi episodi di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, che hanno portato al ferimento di due persone. Non si deve per forza pensare all’emergere di uno scenario simile a quella della Val Susa, ma quanto avvenuto è un sintomo della tensione crescente attorno al Terzo Valico. A conferma di ciò, si può citare la denuncia sporta da Tino Pronestì, storico esponente del comitato di Pozzolo Formigaro, nei confronti di un operaio della Lande. Costui, al lavoro in cava Romanellotta, ha minacciato pesantemente in dialetto calabrese Pronestì. Questi ha riconosciuto l’espressione usata e sporto querela ai Carabinieri di Pozzolo. La Lande ha smentito che il fatto si sia verificato. Nel frattempo, ha destato scalpore la notizia della condanna di Paolo Marcheselli, direttore del Cociv, a 4 anni e mezzo per traffico illecito di rifiuti, Giovanni Guagnozzi e Alberto Rubegni, entrambi predecessori del Marcheselli e condannati a 2 anni e un mese per omessa bonifica. Le disposizioni sono tratte dalla sentenza della Corte d’Appello di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sul TAV Firenze-Bologna. I soggetti coinvolti facevano parte del consorzio Cavet, al quale erano stati assegnati i lavori. Secondo l’accusa, le terre di scavo sono state smaltite in cave o siti inconformità a certificazioni irregolari, inquinando così l’ambiente. Il piano cave è stato l’oggetto di alcune decisioni del Tar Piemonte e dell’amministrazione comunale di Pontecurone. Il tribunale amministrativo regionale,infatti, ha respinto il ricorso della ditta cagliaritana Scilla contro il no della Provincia all’autorizzazione di una discarica d’inerti in cava Montemerla. Il motivo è il pericolo che il torrente Grue, vicino alla cava, possa esondare, con gravi conseguenze ambientali. Il Comune di Pontecurone ha eliminato dal suddetto piano la cava Dossi (area di esondazione del Curone) e la cava ex Eco-deco. Molto probabilmente, il documento, approvato in dicembre dalla Regione, dovrà essere modificato.

 
Stefano Summa

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