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Tra il 16 ed il 23 novembre sono stato ad Ankara per uno scambio finanziato dall’Unione Europea: sono progetti molto interessanti, che dietro una tematica predefinita, celano il fiore dell’integrazione e del confronto tra diverse culture.
Al progetto hanno preso parte ragazzi di sei Paesi: Polonia, Romania, Portogallo, Lituania, Italia ed ovviamente i padroni di casa della Turchia; tutti giovani tra i 18 ed i 30 anni, che per sei giorni hanno collaborato, scherzato, mangiato e dormito fianco a fianco, per partire dalla quotidianità ad un rinnovamento di pensiero più ampio. Il corso era impegnativo, circa otto ore al giorno totalmente in inglese, ma sorvolando su questo, vorrei fornirvi un resoconto più umanistico di quello che ho vissuto. Partendo dai turchi posso dirvi che sono ospitali e disponibili, ma la loro concezione di tempo, pignola quanto quella degli svizzeri o dei tedeschi, cozzava con il “quarto d’ora accademico” di italiani e portoghesi.
I turchi vivono nel costante ricordo di Mustafa Kemal Ataturk, politico e militare fondatore della Repubblica di Turchia: è l’eroe nazionale e la sua immagine è ovunque, il suo mausoleo è un tripudio di simbolismo e ultranazionalismo. La Lituania è uno Stato di neanche tre milioni di abitanti che teme di apparire al mondo come una succursale della Russia, dal quale ha ottenuto l’indipendenza effettiva solo nel 1993.
I portoghesi sono i più simili a noi, allegri e rilassati, sono più quelli sparsi per il mondo che quelli risiedenti nel piccolo stato che si affaccia sull’Atlantico mentre in Romania hanno la geniale usanza di mischiare una sorta di marmellata alla grappa, perché? Così la bevono anche le donne.

Nicholas Capra

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