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Continua la restistenza dei gruppi che si oppongono alla costruzione del Terzo Valico, solidarietà e trasversalità di chi dice “no” a un’opera pubblica controversa

Previsti gli espropri ma i presidi di famiglie e giovani hanno prevalso. Dalla notte a guardia dei terreni per paura di un raid

Continua la resistenza dei gruppi che si oppongono alla costruzione del terzo valico tra Piemonte e Liguria; l’ultimo episodio di questa lunga saga risale allo scorso 10 settembre, presso il cantiere di Radimero ad Arquata ove il Cociv avrebbe dovuto eseguire l’esproprio di un terreno. Alcuni militanti del movimento si erano accampati presso il cantiere già la notte precedente per evitare di farsi cogliere di sorpresa da un’iniziativa del Consorzio Collegamenti Integrati Veloci, per tutti gli altri il ritrovo era fissato alle prime luci del mattino. Ancora una volta il popolo dei No Tav ha risposto in massa, erano in trecento ad opporsi a questo ennesimo esproprio: giovani e meno giovani, famiglie con bambini ed addirittura un pullman dalla Valsusa, perché il popolo No Tav si è da sempre distinto per la grande solidarietà e per la trasversalità dei suoi appartenenti che da oltre dieci anni si ritrovano nei boschi e nelle piazze del Nordovest per fermare il treno che vuole travolgere le loro terre; presenti sul posto anche alcuni No Tav della tratta Brescia-Verona e alcuni No Expo milanesi: questa nutrita partecipazione dimostra quanto si stia espandendo la volontà di opporsi a questa grande opera ed al conseguente impatto che avrà sulla vita degli abitanti delle zone interessate. L’esproprio era previsto alle 9 del mattino, ma effettuabile fino alle 24: sul posto però non si è presentato nessun rappresentante del Consorzio, anche le Forze dell’Ordine presenti sono rimaste spettatrici. Dopo quasi tre anni dal primo esproprio il movimento No Tav non è mai stato così seguito dalla popolazione, nonostante in questi anni si siano susseguiti scontri, denunce, processi, fogli di via e perquisizioni da parte delle autorità questa lotta non cessa di fare proseliti tra chi rischia di perdere la casa a causa di un progetto, una grande opera, che a detta di molti esperti stona con l’attuale situazione economica del nostro Paese; dai Mondiali in Brasile all’Expo di Milano, passando per la Tav e ricordando le recenti Olimpiadi invernali di Sochi, Russia, investimenti a dieci zeri che spesso offendono la dignità del popolo per la mania di grandezza di pochi, opere promosse come di svolta ma che spesso si rivelano cattedrali nel deserto appena terminato il ciclo di costruzione ed utilizzo nell’immediato; a questo proposito la domanda rimane sempre la stessa: chi ci deve guadagnare? Tra imprese coinvolte nel disastro Tav di Mugello, imprese condannate per frode, per smaltimento di rifiuti illegale, impresari collusi con mafia, camorra e ‘ndrangheta condannati per omicidio, scampati ad attentati con armi da fuoco ed amministratori delegati come Lunardi, quello del “con la mafia bisogna conviverci”, la scelta è ampia.

Nicholas Capra

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