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“Se vi viene mal di testa il giorno dopo, avete bevuto qualcosa, non un vino”

Grandi produzioni ma la qualità diventa sempre più rara

bottiglie-ingredientiRiflessioni sul sapere, sul vino e sui crick.
Sul vino sembra che non ci sia più niente da dire. Quelli che per moda ci ronzano intorno prima di bere e quelli che per professione sono stanchi di sentire castronerie teoriche. Il mondo del vino è già roba andata, esistono centinaia di libri, film, documentari movimenti e associazioni. Parliamoci chiaro, non esiste vignaiolo che beva volentieri il vino degli altri, come non esiste enologo da industria che guardi con amore romantico una cantina sociale. In genere le due entità sono diametralmente opposte, pur producendo lo stesso prodotto.
Le tre realtà che potremmo elencare partono dal piccolo produttore naturalista, quello medio che invece usa marketing all’avanguardia e trattamenti semi standardizzati per replicare ogni anno lo stesso sapore e la cantina sociale capitanata da un enologo e un capo-cantiniere.
Il primo, il piccolo produttore, quello radical, quello che cerca l’origine di madre terra, con 2 ettari archivia 1000\4000 bottiglie. Le sue mani ricordano quelle dei personaggi dipinti da Pietro Morando .
Il secondo, generalmente deriva da un Casato o una Famiglia di vignaioli, figli dei figli dei figli che usano appunto la tradizione come veicolo pubblicitario, la tecnologia e la vinificazione seguono la moda. Costoro le mani le hanno belle come le loro ricercatissime cravatte, sono galleristi dell’enologia e sono professionisti della forma. Poi c’è l’enologo, l’uomo che aggiusta il gusto con 5 anni di università, colui che tutela la produzione rendendola identica ogni anno, che con la chimica necessaria trasforma la natura a suo piacimento e il cui cliente finale, di vino ne capisce più di tutti.
Ho scoperto che 4 anni di lavoro in vigna basato sui trattamenti intensivi per le grandissime quantità generano facilmente problemi alla tiroide, ho scoperto che ad oggi e fino al 31 dicembre 2014 il vino è l’unico alimento esentato dall’obbligo di indicazione di ingredienti e additivi in etichetta (entro quella data, l’Unione Europea dovrà esprimersi sul mantenimento della deroga). Se dovessero essere pubblicati ingredienti e additivi, sarebbe evidente a qualunque consumatore la differenza tra un vino e l’altro.(fonte www.sorgentedelvino.it)
Ho scoperto che i vignaioli radical non usano insetticidi né diserbanti ma a “manina”, con il decespugliatore, passano due tre volte tutta la vigna per pulirla dall’erba alta; però, se lo stesso ha a fianco un vignaiolo che usa antimuffa, la naturalità si va a far benedire. Il contadino usa la notte fredda per far precipitare i tartari mentre nelle cantine c’è il freezer. Ho scoperto che i lieviti cambiano di prezzo di anno in anno come la soia e che tante cantine ne acquistano di più del necessario e poi lo nascondono, ho conosciuto vecchi uomini usciti dai racconti di Fenoglio produrre vino con la stessa disinvoltura di navigazione di Fits Carraldo.
Ho visto abbastanza per capire una cosa: se vi viene mal di testa il giorno dopo, avete bevuto qualcosa, non un vino.

Mario Andrea Morbelli

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