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La scuola è ormai iniziata da giorni, ma con gravi carenze di organico in tutta Italia. Un problema che colpisce uniformemente le regioni, Piemonte compreso, e che riguarda non solo le figure degli insegnanti. Mancano anche segretari amministrativi, personale ATA e dirigenti scolastici. I dati forniti dalle emanazioni piemontesi di Cgil, Cisl, Uil e Snals sono sconcertanti in questo senso. A livello regionale servono ancora 553 insegnanti, in provincia di Alessandria ne sono stati assegnati solo 33 a fronte di 60 richieste. Le criticità maggiori sono state riscontrate a livello della scuola primaria di secondo grado, ma anche nelle superiori non si sorride, visto che sono aumentate le cosiddette “classi pollaio”, stipate con 35-38 alunni. Lo sdoppiamento degli indirizzi per gli insegnanti già in ruolo ha permesso di risolvere alcune situazioni, ma non basta. Per i sindacati, il Piemonte è la regione più penalizzata dalla scarsità di docenti, con una decurtazione della pianta organica pari al 27,01%, equivalente al taglio complessivo di 1132 posti. Il budget assegnato alla Regione dal Ministero dell’Istruzione permette di coprire l’assunzione di 351 insegnanti, lasciando scoperte 553 posizioni assolutamente necessarie per il corretto funzionamento della macchina scolastica. Come detto, i docenti non sono i soli a scarseggiare in questo incerto avvio d’anno scolastico. Circa la metà degli istituti provinciali è priva di un dirigente: mentre il nuovo concorso non è ancora terminato e la vecchia graduatoria s’è ormai esaurita, 17 scuole sono ancora in attesa di un preside. Le difficoltà non si fermano a questa categoria, coinvolgendo anche il personale ATA: rispetto allo scorso settembre, sono venute meno 153 figure professionali, quando ne servirebbero almeno altre 250. Si sta letteralmente correndo contro il tempo per assicurare al sistema scuola una soluzione a tutte queste insufficienze d’organico, con l’aggravio dei 15 giorni di ritardo accumulati rispetto al solito secondo i sindacati. Se non si farà presto, posti vacanti, orari ridotti e doppi turni per gli insegnanti rischiano di diventare la normalità della “buona scuola” italiana, ben oltre la data limite del 15 settembre.

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