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La Provincia di Alessandria resta al palo e per i nostri prodotti c’è solo il Fuori Expo di Confartigianato

Tante le specialità uniche che cercano una ribalta nazionale. La speranza è di aumentare i riconoscimenti della Denominazione Comunale

CANTINA-ENOTECAIl treno dell’Expo è pronto a partire e anche stavolta la Provincia di Alessandria potrebbe restare ferma al palo, senza sfruttare al meglio l’occasione. Anzi, indipendentemente da come si vuole valutare la kermesse mondiale e i suoi scandali, è probabile che il “treno” nel Basso Piemonte non ci arriverà proprio. L’accordo tra le Ferrovie dello Stato e la Regione Piemonte ha premiato ovviamente Torino e il suo hinterland – la tratta con Milano sarà potenziata e migliorata (il viaggio durerà solo 30 minuti con fermata a Rho per i prossimi sei mesi) – e parte del territorio astigiano/cuneese. Per quanto riguarda il nostro territorio bisognerà affidarsi invece ai fortunati espositori che saranno ospitati dalla sede alessandrina della Confartigianato nell’area “Fuori Expo”, a qualche turista che visionerà il sito “di Monferrato Expo” e alle singole iniziative dei vari centri zona. Nella manifestazione più importante a livello mondiale sulla nutrizione del pianeta, la Provincia di Alessandria rischia di chiamarsi fuori anzitempo con gravi ripercussioni anche per il futuro. Perché se fino ad ora si è parlato di fasi preliminari in preparazione della kermesse milanese, da domani sarà il momento di parlare di futuro. L’Italia è la patria del buon cibo e i turisti stranieri che decideranno di visitare l’Expo – che siano migliaia o milioni – avranno un ricordo e magari un interesse commerciale nei confronti di un piatto tipico locale e delle aziende che operano in quel determinato ramo. Il tutto senza dimenticare il cosiddetto “terzo settore”, con l’alessandrino e i suoi castelli che rischiano di risultare poco attrattivi anche a quei turisti che decideranno di concludere il soggiorno italiano nella vicina Liguria.

Luca Piana

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Mostarda-di-meleLanghe e Franciacorta il modello di turismo enogastronomico. In un anno il fatturato è di oltre 12 milioni. Negli ultimi dieci anni i pernottamenti turistici in Piemonte sono in crescita vertiginosa. Dal 2004 al 2014 i dati parlano di un +36%, con il record del 2013 quando sono state registrate 12,7 milioni di presenze (7,6 dall’Italia e più di 5 milioni dall’estero). Sul gradino più alto spicca Cuneo e la sua provincia – patria nel Nord Italia del turismo enogastronomico –, la zona delle Langhe e Roero e l’hinterland del capoluogo regionale. I 569 mila arrivi a cui si aggiungono 1,6 milioni di pernottamenti sono numeri ben lontani dalla realtà alessandrina e della provincia in generale che, nonostante le sue ricchezze in ambito enologico e gastronomico, non è ancora riuscita a invertire la tendenza e diventare un punto di riferimento per il turismo. Il Basso Piemonte sembra ricevere particolarmente l’influenza ligure e la sua stentata ospitalità (sono diverse le gag di comici genovesi a tal proposito). Alcuni piatti tipici del territorio sono proprio condivisi con la Liguria – basti pensare alla farinata e alla focaccia – così come molti vini sono un vanto anche nel cuneese e nell’astigiano (Barolo).

Il Gavi vince…ma all’estero! È il lussuoso palcoscenico del Vinitaly di Verona a premiare il Gavi, uno dei prodotti meglio valorizzati dal consorzio locale nonostante l’alluvione dello scorso autunno che ha condizionato pesantemente la produzione. Nel 2014 i produttori hanno venduto oltre 13.600.000 bottiglie, il 12% in più rispetto al 2013, con un dato specifico da non sottovalutare. Oltre l’80% del prodotto è stato venduto fuori dai confini nazionali. “Vinitaly 2015 è un cambiamento nella continuità” spiega Gian Piero Broglia, Presidente del Consorzio del Gavi. “In questo momento sono in aumento i paesi interessati, prima soprattutto europei, oggi anche micromercati come la Lituana, la Repubblica Ceca, la Lituania, la Turchia, Malta, l’Irlanda, l’Ucrania e altri, in cui il Gavi si sta espandendo, portando il Grande Bianco Piemontese ad essere presente in oltre 25 paesi. Un successo della denominazione che è davanti agli occhi di tutti. Nell’ultimo decennio l’aumento produzione è corrisposto ad un aumento del prezzo del vino sfuso e in bottiglia. La filiera così è stata remunerata da questo incremento e ha portato il Gavi ad essere tra i vini bianchi top internazionali. Come a Londra dove il Cortese è il vino più rappresentativo in fascia premium, per i ristoranti”. Ogni anno il Consorzio realizza nel mese di agosto un incontro pubblico con tavola rotonda denominato “Di Gavi in Gavi”. La kermesse ha ospitato lo scorso anno il critico Philippe Daverio, che ha esaltato l’ottimo lavoro fatto in questi anni, aggiungendo però che altre realtà del Nord Italia – Franciacorta e cuneese su tutti – restano di un altro pianeta rispetto all’organizzazione alessandrina. Discorso simile per il Dolcetto di Ovada, che fino a poco tempo fa aveva addirittura due consorzi adibiti alla promozione del prodotto. Anche in questo caso l’obiettivo è l’estero: a tal proposito sono in fase di definizione alcuni incontri – già effettuati lo scorso anno – con menù tematici e piatti di tradizioni lontane da quella italiana accompagnati proprio dal vino rosso ovadese.

CIOCCOLATOAlessandrino: qualcuno crede nella Denominazione Comunale… Se il turismo enogastronomico nel territorio alessandrino stenta a decollare, sono diversi i comuni che hanno chiesto la certificazione De. Co. per i prodotti tipici locali. Si tratta di un’iniziativa promossa da Gino Veronelli, lo scrittore e giornalista scomparso nel 2004 che per tutta la sua vita ha cercato di cambiare le spinte alla globalizzazione introducendo concetti “puri”, legati alla semplicità delle produzioni della “Madre Terra”, come appunto le Denominazioni Comunali. Sono poco più di una decina i piatti tipici della provincia di Alessandria che sono tutelati a livello nazionale. Nell’acquese si concentra il maggior numero di denominazioni comunali: cannoncini e bignè, farciò, gallinotti, lacabòn al rum, mandrugnin, meardini, nugatelli, polenta dolce di Marengo, tartufata ed amaretti. Nell’ovadese si trovano i prodotti che sono stati inseriti nell’elenco più recentemente: tagliatelle e coniglio alla cremolinese per la città di Cremolino e la grappa per Silvano d’Orba, il borgo per eccellenza del distillato. Agnolotti di Pontestura, Pen di Oviglio, Sicòt di Quatordi, Muletta di Serralunga, Mostarda di mele di Ponzano Monferrato, Cece di Merella, Zucchino di Rivalta Bormida, Subrich di Masio, Ravioli di Francavilla Bisio, Agnolotti di Felizzano, Cacca del bambino di Felizzano, Agnolotto di Casale Monferrato e la Torta di Camino sono gli altri prodotti che vantano il titolo di Denominazione Comunale.

Luca Piana

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duomoChi, fuori dalla nostra città, ha letto o ascoltato qualche notizia su Alessandria riportata sui media nazionali, ha quasi certamente sentito parlare di un Comune caduto in disgrazia già prima della dichiarazione di dissesto, irrimediabilmente depauperato, e senza risorse o possibilità per rialzarsi in piedi.
I fatti riportati circa l’attuale situazione di stallo economico, inutile negarlo, corrispondono alla realtà.
Quello che però non si dice su Alessandria, è che la città ha a disposizione le risorse necessarie che, se gestite in maniera oculata, potrebbero dare quella spinta necessaria all’uscita dalla crisi. Stiamo parlando di un patrimonio storico e artistico “sommerso” che ad oggi è del tutto ignorato, ma il cui valore effettivo potrebbe rilanciare il nostro territorio. La cornice cittadina non è di certo la migliore per dare valore alle bellezze architettoniche nostrane, ma con un corretto ‘restyling’ si potrebbe pensare addirittura ad Alessandria come una città interessante per il settore turistico.
borsalino_museo3bigDi seguito abbiamo deciso di elencare alcuni tra i luoghi di maggior valore architettonico e culturale presenti in città.
Cittadella: è il luogo simbolo dell’incuria alessandrina nei confronti delle ricchezze del territorio. Da quando lo scorso anno fu indetto il bando per l’assegnazione della struttura ad un privato, ancora nessuno si è fatto avanti. L’ailanto minaccia da anni l’integrità dell’ex fortezza militare e la situazione non sembra migliorabile fino a quando non si troverà un nuovo proprietario. Intanto, il parco della Cittadella ospita alcuni sporadici eventi, mentre all’interno di una parte dei locali è allestita una mostra permanente di armi ed uniformi militari, dal risorgimento al novecento.
Museo Marengo: situato nei pressi della frazione di Spinetta Marengo, tristemente nota per la presenza di un polo chimico industriale che nel corso degli anni è stato soggetto a varie vicissitudini legali relative a presunti danni ambientali, è un luogo all’interno del quale è possibile rivivere una parte delle vicende che videro protagonista Napoleone Bonaparte durante la sua campagna militare in Italia. Aperto nel giugno 2009, il museo ospita cimeli e reperti storici dell’epoca napoleonica.
Museo del Cappello: Borsalino è il marchio che nel primo Novecento rese famosa Alessandria in tutto il mondo. Presso le sale del museo sono esposti più di 2000 cappelli realizzati dalla storica azienda, come i modelli indossati tra gli altri da Giuseppe Verdi, Winston Churchill, Theodore Roosvelt, e dai gangster americani che la filmografia di quegli anni ha impresso indelebilmente nell’immaginario comune.
La chiesa di Santa Maria di Castello, situata presso l’omonima piazza, è tra i più antichi ed apprezzati edifici di Alessandria. Dopo l’abbattimento dell’ecomostro di cemento che ne deturpava la visuale, la piazza ora è nuovamente godibile.
Duomo di Alessandria: poche persone sanno, perfino tra gli alessandrini, che il campanile del Duomo di Alessandria, con i suoi 106 metri di altezza, è il quarto campanile più alto d’Italia. La cattedrale, in stile neoclassico, è abbellita al suo interno da tre affreschi che rappresentano alcuni momenti di vita dell’apostolo Pietro.

Marcello Rossi

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