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Intervista al re degli striscioni del famoso programma satirico di Antonio Ricci. Una laurea in scienze politiche e un diploma alla scuola di teatro di Bologna

Dopo “Dio c’è: Silvio rilassati non sei tu” si aspettava di essere licenziato. Non solo Mediaset ma anche Radio 101

Chi pensa a Cristiano Militello lo associa immediatamente al calcio ovvero allo sport nazional popolare che domina la coscienza degli italiani (senz’altro più che delle italiane) tesa tra l’esaltazione per la propria squadra, l’annichilimento delle altre, le emozioni per la Nazionale, talvolta spentesi – ogni riferimento al Mondiale brasiliano è puramente casuale – per via di ritirate poco onorevoli. Ma Militello è molto più di quel programma televisivo che lo ha incoronato re degli striscioni e al quale deve il suo grande successo: è uomo di teatro, di radio, di televisione, di cinema, è scrittore, saltinbanco, comico, attore, interprete, insomma è poliedrico, come si definisce lui stesso. Lo incontriamo in occasione della sua partecipazione al cinquantesimo anniversario della fondazione della KLM di Serravalle Scrivia poco prima della sua esibizione, un’ora e passa sotto il solleone del 7 giugno. Ti dà fastidio l’etichetta che ti ha affibbiato la televisione? “No – risponde – ci sono abituato. Viviamo in un paese che tende ad inscatolare le persone. Per ciò che mi riguarda ho sperimentato varie forme di comunicazione per veicolare la mia satira”. Basta dare un’occhiata al suo curriculum per rendersi conto che questo comico, che con Carlo Conti, Leonardo Pieraccioni, Roberto Benigni, Giorgio Panariello per citarne soltanto alcuni, fa parte di una fortunata generazione di talenti toscani, ha la rara peculiarità di raggiungere l’apice in qualunque ambito egli si applichi. Nato a Pisa il 10 agosto 1968, Militello dimostra meno dei suoi 45 anni complice anche uno stile di vita salutare ed una perfetta forma fisica forse anche dovuta alla recente doppia paternità (si sa, i bambini piccoli fanno correre molto), ha una laurea in scienze politiche ed il diploma alla scuola di teatro a Bologna. Il suo ricco percorso universitario si avverte dalle battute talora erudite, sempre equilibrate, lontano dalla volgarità scontata e arricchite da un forbito vocabolario.
Festival_Venezia_201Militello___1_1Capace di intrattenere ogni genere di pubblico e di età, Militello è riuscito a coniugare al tempo presente la nostra storia di italiani uniti in un sol popolo da troppo poco tempo, il nostro carattere individualista, chiassoso, insofferente delle regole, alla vita quotidiana, partendo da quella degli spalti degli stadi italiani. “Non riusciamo a portare le famiglie agli stadi-commenta- per una serie di regole troppo rigide. Non dobbiamo necessariamente prendere esempio dagli inglesi ma dobbiamo trovare una “soluzione italiana” per far amare il calcio per la sua capacità di emozionare e non di creare odi, divisioni, tafferugli e purtroppo anche la morte di qualche tifoso”. Da dieci anni Militello con il suo inconfondibile accento (“essere toscani è trendy al momento” commenta ad un nostro riferimento al premier Matteo Renzi, suo corregionale) intrattiene gli spettatori sugli striscioni più curiosi ed originali delle curve negli stadi italiani a cui ha anche dedicato quattro opere. Tra i tanti a cui è affezionato vi sono quelli che furono esposti durante la partita Milan-Livorno in cui i livornesi tornavano in serie A, proprio agli inizi della sua carriera: “Dio c’è: Silvio rilassati non sei Tu”, “Silvio illuminaci…datti foo”. Furono mandati in onda e il giorno dopo Militello si attendeva come minimo la telefonata di licenziamento ed invece è ancora sulla cresta dell’onda del canale ammiraglio delle reti berlusconiane. Ma Militello è anche un pezzo da novanta nell’artiglieria pesante di Radio 101 ogni mattina dalle 7 alle 10 insieme ai compagni Lester e Paolo Dini, ovvero i componenti della Carica dei 101, un contenitore di commenti ed informazioni conditi da una sana satira stimolante e provocatrice ma rispettosa e pacata.
Come si fa a trovare la carica mattutina gli domandiamo? “È l’entusiasmo – risponde – per un lavoro che amo e per il quale mi ritengo un privilegiato”. Esiste anche un Militello privato, più intimo ed introspettivo, (“difendo la mia privacy con le unghie”), quando il comico si toglie gli abiti da lavoro e riflette, per esempio, sul futuro di questo paese: “La crisi dilaga in ogni ambito ma sono ottimista di natura. Prima o poi ne usciremo anche se non vedo ancora i presupposti per riuscirci”. Oppure è un padre affettuoso e premuroso: “I risvolti negativi del mio lavoro sono spesso la lontananza dalla mia famiglia e dai bambini per i miei impegni ,con il rischio di perdere i momenti più preziosi della loro crescita ma, finora riesco ancora a bilanciare vita privata e pubblica”.
Ma Militello è Militello grazie al suo lavoro che si estende anche al teatro, da cui mosse i primi passi nel mondo dello spettacolo, ed in cui il rapporto diretto con il pubblico lo gratifica maggiormente . Dal 2013 l’attore toscano gira l’Italia con un one man show – “Mi saluta Cristiano Militello?”- in cui invita il pubblico ad entrare nel suo camerino 10 minuti prima di andare in scena esplorando le sue sensazioni e nel contempo aprendo una finestra su tutta la sua carriera con le tappe più importanti a partire dalla sua lunga gavetta. A teatro, Militello coinvolge gli spettatori che non rimangono passivi ma contribuiscono a creare lo spettacolo.
I progetti in cantiere sono tanti ma soprattutto c’è l’augurio che fa a se stesso di continuare a lavorare facendo sorridere il pubblico che soprattutto in momenti di crisi come quello attuale, cerca una via d’uscita semiseria alla realtà. Camaleontico, innovativo, trascinante, Cristiano Militello è un fuoriserie di gran classe.

Sagida Syed

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